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Stampa antica old print Incisione Effigies B. Torelli Eremitae Vallumbrusani 1800 c.a.

25,00

in buono stato una macchia al margine inferiore sinistro dimensioni foglio cm. 214 x 286 incisione alla battuta mm. 138 x 194

Secondo l’antica “Vita” anonima, il beato Torello nacque a Poppi (in Toscana) nel 1202 da genitori pii e devoti che lo educarono nel timor di Dio.
In gioventù Torello passò anni nell’inquietitudine. Verso i vent’anni però, quasi improvvisamente, egli decise di cambiar vita. Per questo motivo si recò dall’abate di S. Fedele, monastero vallombrosano situato nella cittadina di Poppi, per confessarsi e per esternagli la sua volontà di ritirarsi come eremita ad Avellaneto, ad un miglio da Poppi.
Ad Avellaneto, per circa sessant’anni, Torello condusse una austera vita di contemplazione. Molti miracoli in quel periodo si attribuirono a Torello, celebri sono quelli che riguardano i lupi.
Quando Torello si sentì prossimo alla morte, egli tornò dall’abate di San Fedele per aiuto spirituale e per esternargli il desiderio di essere sepolto nella chiesa del monastero.
Ritornato nel suo eremo, in compagnia del suo discepolo Pietro, il 16 marzo 1282, Torello, ormai ottantenne, morì.
La sua morte fu annunciata agli abitanti di Poppi e del Casentino con il suono delle campane.
Dopo la morte, però, ecco i monaci vallombrosani e vari gruppi di fedeli contendersi il corpo di Torello per la sepoltura: ciascuno voleva seppellirlo nella propria chiesa. La spuntarono i vallombrosani, che così poterono seppellire il beato Torello nella loro chiesa di Poppi.
Verso la fine del XV secolo, una nuova controversia dovette sorgere sul beato estinto. Quella volta, il beato Torello fu oggetto di contesa tra i vallombrosani e i francescani. Ognuno di questi due ordini sosteneva che Torello era appartenuto al proprio ordine.
La pretesa dei vallombrosani si basava sui rapporti, indiscussi, tra Torello e l’abate di S. Fedele; quella dei francescani si basava solo sul fatto che Torello in vita aveva portato un (solo) abito simile al loro e aveva condotto un genere di vita simile ai (primi) francescani.
Sembra, però, che Torello non fosse appartenuto a nessuno di questi due istituti religiosi, sebbene, come già detto, fu vicino ai vallombrosiani della città di Poppi.
Il culto al beato Torello è stato confermato da papa Benedetto XIV. Il Martirologio francescano ricorda il beato il 16 marzo. Nello stesso giorno il beato è festeggiato nelle diocesi di Forlì e di Arezzo, nonché nella congregazione Vallombrosana.

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Descrizione

in buono stato una macchia al margine inferiore sinistro dimensioni foglio cm. 214 x 286 incisione alla battuta mm. 138 x 194

Secondo l’antica “Vita” anonima, il beato Torello nacque a Poppi (in Toscana) nel 1202 da genitori pii e devoti che lo educarono nel timor di Dio.
In gioventù Torello passò anni nell’inquietitudine. Verso i vent’anni però, quasi improvvisamente, egli decise di cambiar vita. Per questo motivo si recò dall’abate di S. Fedele, monastero vallombrosano situato nella cittadina di Poppi, per confessarsi e per esternagli la sua volontà di ritirarsi come eremita ad Avellaneto, ad un miglio da Poppi.
Ad Avellaneto, per circa sessant’anni, Torello condusse una austera vita di contemplazione. Molti miracoli in quel periodo si attribuirono a Torello, celebri sono quelli che riguardano i lupi.
Quando Torello si sentì prossimo alla morte, egli tornò dall’abate di San Fedele per aiuto spirituale e per esternargli il desiderio di essere sepolto nella chiesa del monastero.
Ritornato nel suo eremo, in compagnia del suo discepolo Pietro, il 16 marzo 1282, Torello, ormai ottantenne, morì.
La sua morte fu annunciata agli abitanti di Poppi e del Casentino con il suono delle campane.
Dopo la morte, però, ecco i monaci vallombrosani e vari gruppi di fedeli contendersi il corpo di Torello per la sepoltura: ciascuno voleva seppellirlo nella propria chiesa. La spuntarono i vallombrosani, che così poterono seppellire il beato Torello nella loro chiesa di Poppi.
Verso la fine del XV secolo, una nuova controversia dovette sorgere sul beato estinto. Quella volta, il beato Torello fu oggetto di contesa tra i vallombrosani e i francescani. Ognuno di questi due ordini sosteneva che Torello era appartenuto al proprio ordine.
La pretesa dei vallombrosani si basava sui rapporti, indiscussi, tra Torello e l’abate di S. Fedele; quella dei francescani si basava solo sul fatto che Torello in vita aveva portato un (solo) abito simile al loro e aveva condotto un genere di vita simile ai (primi) francescani.
Sembra, però, che Torello non fosse appartenuto a nessuno di questi due istituti religiosi, sebbene, come già detto, fu vicino ai vallombrosiani della città di Poppi.
Il culto al beato Torello è stato confermato da papa Benedetto XIV. Il Martirologio francescano ricorda il beato il 16 marzo. Nello stesso giorno il beato è festeggiato nelle diocesi di Forlì e di Arezzo, nonché nella congregazione Vallombrosana.

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1800 c.a.

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